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martedì 26 luglio 2011

Chevrolet Chevelle 1970

Caro Andreo,

Dio ci salvi dalla Chevelle del '70! Perchè dico questo? Perchè la Chevy Chevelle del 1970 è la madre di tutti i tormentoni dei collezionisti di HW.

Adesso forse un po' meno, ma fino a qualche tempo fa la Chevelle del 1970 era presente in dosi massicce in tutti i raccoglitori di HW: un mare di Chevelle tutte identiche. Dovevi farti largo in questa marea di modelli tutti uguali per cercare di trovare qualcosa. Della Chevelle ovviamente la HW ne ha prodotto una pletora di esemplari in tutte le salse, in tutti i colori possibili, in tutti gli allestimenti, in tutte le forme... Una vera e propria ossessione.

Eppure la Chevelle del 1970 è stata una gran macchina. Famosissima negli USA, è stata sicuramente l'auto più popolare in America negli anni '70. La versione SS era una vera bomba, poi esisteva anche la coupè ed una versione (triste) a 4 porte. Un'auto talmente famosa che veniva pure guidata dall'ispettore Callaghan nei suoi celeberrimi film.

Glissiamo allora sul blabla e veniamo alla decrittazione del modello realizzato dalla HW.



Nonostante sia una tortura, questa Chevelle è realizzata piuttosto bene anche perchè già l'originale era una amcchina decisamente ganza. Buona la scelta del colore (molto muscle car), buono il livello dei dettagli (fortunatamente i fari anteriori non sono stati ricoperti da una colata di vernice), un po' eccessivi i cerchioni. Buone le proporzioni complessive e la fattura generale del modello. Un bel lavoretto via!

Come puoi notare dai miei orrendi dagherrotipi, compare in lontananza un'altra versione della Chevelle in oggetto. Si tratta di un modello decisamente più pacchiano, ma con qualche aspetto degno di interesse.



I dettagli sono meno rifiniti rispetto alla precedente versione, la pubblicità della Nestlè è un cazzotto nei genitali: eppure il modello presenta dei cerchioni più indovinati ed un bel tono aggressivo quasi da auto da stunt man. Nonostante queste pecche, anche questo esemplare è decisamente apprezzabile nel complesso e meritorio di un timido plauso.

Impossibile non possedere una Chevelle del '70 perchè, anche se non la vuoi, essa verrà a te con la forza. E visto che sono sempre bei modelli piuttosto alti e scivolosi, ti consento pure di giocarci secondo però i canoni del calendario venusiano...


lunedì 25 luglio 2011

Dodge Charger 1969

Caro Andreo,

come puoi notare da questo post, una delle caratteristiche tipiche dell'industria automobilistica americana negli anni '50, '60 e '70 era quella di sfornare nuovi modelli in continuazione. Diciamo che ogni anno le auto venivano modificate, variate e sottoposte a cambiamenti più o meno radicali: il risultato è un numero abbastanza consistente di variazioni e versioni sullo stesso modello di auto.

Questo accadeva per tutte le grandi auto dell'epoca: la Mustang, la GTO, la Bel Air e, come nel nostro caso oggi, la Dodge Charger.

Se confronti infatti i vari modelli di anno in anno, venivano introdotte variazioni continue: quindi, di conseguenza, noi poveri-poveretti collezionisti di queste risibili automobiline, siamo costretti letteralmente ad inseguire ogni singola versione per non avere "buchi" nella nostra ridicola collezione.


Insomma veniamo al dunque: oggi farnetichiamo della Dodge Charger versione 1969. Auto famosissima e scontatissima che non necessata certo di presentazioni. Basta pensare al "Generale Lee" (si pronuncia "Lii" e non "Leeeee" alla viterbese). Auto quindi leggendaria, mitica: una super car con i controcavoli.

Tutti noi fischiabotti dell'epoca ammiravamo la Charger solo grazie a questo telefilm.



Veniamo allora all'esemplare HW.


Dunque, l'esemplare in disamina si presenta con la tipica livrea delle auto sportive americane ovvero bianco con fascioni blu: buono il livello generale dei dettagli sul muso, sul posteriore e sui fianchi. Ci sono ben evidenziate le luci di ingombro sui fianchi, una scrittona "Charger" (così non la confondi con una FIAT 850) e la scritta Dodge sul cofano: si apre il cofano cosa che crea il classico difettino dello "spiragliono" dato che non si chiude bene. Dentro c'è una parodia del motore. I cerchi adeguati anche per dimensioni. L'unica cosa che secondo me non va è la proporzione: voglio dire che questo esemplare mi pare più stretto dell'originale. Insomma se lo guardi bene sembra che ci sia qualcosa che non va. Comunque un modello sufficiente nel complesso e, visto che si tratta di una Charger, fa sempre la sua porca figura.

Come puoi intuire dalle foto, in lontananza appare anche un altro esemplare di Charger del '69 in mio possesso: si tratta di un modello di colore nero, che non sarebbe male nel complesso, ma dai dettagli meno evidenti di quello che ti ho descritto finora. Comunque in questa foto vedi le due Chargerine insieme.



Cosa superflua solo da pensare. La Charger del '69 la devi avere e non ci devi giocare nella pista per non rovinarla. Se mi rocrdo beni tu possiedi però una Charger del '69 (non HW) arancione niente male: molto Generale LEE. Conserva, conserva, conserva.










Ecco il GENERALE LEE



venerdì 22 luglio 2011

Plymouth Hemi Cuda 1968

Caro Andreo,

premetto subito che molti collezionisti identificano questo modello con la versione del 1970. Io, dopo un piccolo controllo in rete, ritengo che in realtà stiamo parlando della versione del '68 che è molto diversa da quella del '70.

Fatto sta che stiamo delirando della riproduzione di un modello leggendario di muscle car: non solo è una Barracuda, ma nella versione Top denominata 'Cuda dotata oltretutto di motore Hemi (il massimo possibile). E' insomma la Plymouth Hemi Cuda del 1968.

In pratica era una bomba che venne realizzata oltretutto in pochi esemplari: per questo è una specie di totem nel mondo delle muscle car americane.

Se la versione originale è un mito, vediamo come la HW ha reso questo mito.




E che cavolo è successo? Invece di una monster muscle car sembra di avere davanti la pessima riproduzione di una scassatissima Ford Escort. Questa non è una muscle car: è un "auto triste" bella e buona! E' una scarcagna con i controcavoli. Il colore sarebbe buono (con l'alternanza con il nero), il livello dei dettagli così-così. Le proporzioni non ci sono proprio per niente. Il risultato è un mezzo disastro...

Nulla a che vedere quindi con l'originale: comunque è una Plymouth Hemi Cuda del 1968 e bisogna averla quantomeno per rispetto ad un marchio così prestigioso. E' una mezza sola, ma pazienza.

In questo buffo video pubblicitario del '69 si intravede come era realmente la Cuda dell'epoca...

giovedì 21 luglio 2011

Pontiac Firebird 1970

Caro Andreo,

alzi la mano chi ha sempre pensato che la Pontiac abbia costruito solo la GTO! E invece no, perchè la Pontiac ha costruito pure la Firebird, l'ennesima Muscle Car che ha inflazionato negli anni a cavallo fra i '60 e i '70, il panorama automobilistico americano.

Eh sì perchè di muscle car ce ne erano veramente tante e tutte lì a pestarsi i piedi l'una con l'altra a colpi di cilindrate mostruose, motori allucinanti, allestimenti paranoici, il tutto condito da difetti di fabbricazione macroscopici, sicurezza attiva e passiva risibile, consumi da portaerei. Nel frattempo i samurai giapponesi si preparavano a smantellare il tutto...

Basta con le polemiche. Parliamo della Pontiac Firebird del 1970. Auto prodotta in quattro generazioni fin dal 1967, rapresentava il classico e canonico modello sportivo americano dell'epoca. Del resto qui abbiamo già parlato della versione Trans Am: un esemplare straclassico anche quello.

Vediamo quindi la riproduzione realizzata dalla HW.



Come puoi notare, posseggo due esemplari diversi di detto veicolo. Diciamo che entrambi si equivalgono anche se la versione con la livrea bianca è quella decisamente più canonica. Buono il livello dei dettagli soprattutto nel posteriore che è di gran lunga più curato del muso: chissà perchè. Ci sono dei rilievi cromati del motore sul cofano che sono di difficile interpretazione: forse hanno solo una valenza astrattamente estetica. Ruote molto, ma molto grosse che appesantiscono alla fine il modello. Le proporzioni secondo me non sono del tutto indivinate: questa riproduzione si presenta più tozza e massiccia dell'originale.

Comunque proprio un'aberrazione non è. Diciamo che non è un capolavoro, ma non è nemmeno una schifezza cosmica. Diamole una sufficienza minima-minima.

Modello comunque da collezionare dato che è una Pontiac del '70: si può trovare abbastanza facilmente in giro, basta cercare.

Tutto sommato, caro Andreo, direi pure che ci puoi giocare con la dovuta prudenza e moderazione, ma ci puoi giocare con la tua Ciceroniana pista.


venerdì 15 luglio 2011

Ford Mustang 1965 Fastback

Caro Andreo,

eccoci qui di nuovo a parlare della Ford Mustang questa volta nella versione del 1965 Fastback. C'è da dire che di fronte ad un'auto come questa c'è poco da aggiungere: si tratta della più classica delle vetture americane sportive dell'epoca. Chi è che non conosce la Mustang?

La Ford ha realizzato tantissime versioni e varianti di quest'auto che si differenziano per linea (fastback, convertible, ecc...), anno, motori, allestimenti, colori, accessori, ecc...

La HW tortura i collezionisti sfornando le differenti varianti della Mustang (attenzione: esistono anche i vari prototipi che presenterò a breve). Quando quindi uno sgrufola nelle montagne di HW non solo trova una marea di Mustang, ma bisogna fare anche attenzione per capire che versione ha davanti.

Vediamo ora il modello in questione.


A guardarlo così. sembrerebbe un bel modello: indovinati i colori perchè sono quelli classici sportivi americani. Buone le proporzioni ed il livello complessivo dei dettagli. I cerchi e le decorazioni apposte sono appropriate e non burinizzano l'esemplare.

In breve un modello classico ben fatto. C'è da essere contenti, tutto sommato.

Esemplare certamente da collezionare vista la fama dell'auto originale. Sarebbe un peccato rovinarlo sbatacchiandolo sulle piste. Quindi mettiti in cerca e conserva il tutto.

Guarda questo video un po' particolare che ha come protagonista una Mustang del '65.






mercoledì 13 luglio 2011

Buick GSX 1970

Caro Andreo,

eccoti qui un altro modello che potrebbe rasentare pericolosamente la soglia critica della dimensione spazio-temporale delle auto tristi: sto parlando della Buick GSX del 1970.

Auto americana da noi pressochè ignota, come del resto avviene per gran parte della produzione automobilstica americana degli anni 50-60-70-80, la Buick GSX fu un tentativo da parte di questa casa automobilistica di aumentare le vendite delle sue auto sportive sovraccaricando in modo aggressivo la GS455. Il risultato fu una bellissima muscle car americana classica.

Di questo modello ne furono prodotti pochi esemplari (poco più di 600) perchè non incontrò un grandissimo favore di pubblico, anche perchè in quegli anni c'erano delle concorrenti di tutto rispetto. Inizialmente disponibile in due colori (giallo saturno e bianco apollo) nel '72 vennero aggiunti altri colori (come il blu) e allestimenti sportivi per tentare di rendere più appetibile la macchina. Credo che nel 1974 la Buick decise di lasciere perdere definitivamente la povera e sventurata GSX.

Dopo questa allegra premessa, abbiamo ancora qualche dubbio ad includere la GSX fra le "auto tristi"?. La risposta scatta automatica.

Se è triste l'originale, quanto sarà triste la versione della HW? vediamo subito...



Ebbè, di tristezza c'è ne è parecchia. Comunque vediamo in dettaglio la situazione. Come puoi notare da queste orride immagini, dispongo di due esemplari: uno giallo (saturn) e uno blu. Tanto per fare un po' di filosofia spicciola, possiamo allora dire che la versione gialla rappresenta il modello fra il 1970 ed il 1972, mentre il blu è certamente una versione collocabile fra il 1972 ed il 1974. Utile informazione.

Il livello generale dei dettagli è piuttosto buono, le proporzioni sono indovinate, i colori occappa, i cerchioni appropriati. Il risultato è un modello simile all'originale, privo di pesanti orpelli (scritte, teschi, fiamme, lampi, svampe, ecc...). Evidentemente si sono resi conto della gaia tristezza del veicolo e nessuno se l'è sentita di infierire più di tanto.

Anche se si tratta di una macchina abbastanza banalotta, come esemplare non è male nel complesso. Sufficienza piena ed abbondante. Una discreta riproduzione di una classica muscle car degli anni '70

Che dire allora? Da acquistare se capita a tiro, e al limite prova a giocarci: pianissimo e per pochi secondi però perchè si svernicia facilmente. Sarà un'auto triste, ma rimane pur sempre una Buick.


martedì 12 luglio 2011

Ford pick up 1940

Caro Andreo,

nel variegato mondo delle Hot Rod c'è un capitolo specifico per i pick up soprattutto quelli "denavorta" ovvero veicoli degli anni '30 p '40 completamente smanettati e rimaneggiati in versione "all'arrabbiata".

Un posto di sicura preminenza è occupato, come del resto accade da molto tempo, dal Pick Up della Ford della serie 1940 che è considerato un'icona delle Hot Rods: negli USA infatti questo veicolo è molto famoso fra gli appassionati del genere e gode di una fama ormai lunghissima e consolidatissima. Insomma chiunque sogna di mettere le mani su un vecchio rottame di pick up della Ford del '40 e farlo diventare un mostro della strada. Tutti tranne me, dato che non me ne importa un fico secco.

Comunque, dato che si tratta di una specie di pietra angolare delle Hot Rod, poteva mancare la replica "in piccino" della HW? Figuriamoci! Che razza di domande!



L'esemplare messo in piedi dalla HW come puoi notare è piuttosto appariscente e non passa di certo inosservato: del resto sarebbe stato impossibile, visto quello che abbiamo detto in precedenza. Dato che si tratta del Re delle Hot Rod non poteva certamente essere ripresentato come un furgoncino del lattaio. Colore rosso fuoco, cerchioni grossi ed aggressivi, fiamme (e daje...), scritta sghecissima sulle portiere, alettone gigantesco, bocchettone sul cofano e mega scappamentone sul retro... Insomma tutto secondo i canoni delle Hot Rod.

Pur non essendo uno che si strappa i capelli davanti a roba del genere, devo dire che il lavoro che è stato fatto non è malaccio: doveva essere la riproduzione di una Hot Rod e tale è. Niente da eccepire: le proporzioni sono OK, i dettagli sono di buon livello. Un bel prodottino.

Detto questo, direi che dovresti anche tu munirti di un veicolo simile da aggungere alla tua raccolta di HW: al limite giocaci pure con la tua Darwiniana pista, ma con la prudenza del buon padre di famiglia del codice civile.

E adesso guardati questo video di questo "furgoncino": ideale per andare a fare la spesa al supermercato....


Ford Pickup 1940 Auto Show di DubSauceUs

giovedì 7 luglio 2011

Chevrolet Corvette Covertible 1965

Caro Andreo,

ariecco il caldone! Quindi ti ammorbo le scatole con un modello di decappottabile che definire uno straclassico è dire poco. Sto borbottando della Chevy Corvette del 1965 in versione convertible ovvero decappottabile.

Auto leggendaria dalla linea filante e gajardissima, è stato il simbolo della macchina sportiva per ragazzotti americani degli anni '60. E chi non desiderava una Corvette? Magari si poteva pensare alla Mustang, ma la Corvette rimaneva la Corvette.

Poichè si capisce chiaramente che non so cosa altro scrivere a riguardo, direi che posso interrompere qui il chiacchiericcio e passare direttamente all'autopsia del modello corrispondente messo in piedi dalla Hot Wheels.




La ganzosità complessiva della macchina originale è rimasta tutto sommato intatta. Buono il colore della carrozzeria, che non è il solito banale colore pacchiano, la fascia nera ci può anche stare, i cerchi piuttosto grossi rialzano tanto il modello ma fanno dei danni piuttosto limitati. Livello dei dettagli discreto, proporzioni complessive buone. In breve si tratta di un esemplare di discreta fattura. Certo a guardarla cosi sembra uno scarabeo, però alla fin fine non è malaccio.

Modello che da tempo non si trova in circolazione, ma non da definire certamente una rarità. Direi che una Corvette decappotabile del '65 non può mancare in una collezione di HW degna di questo nome. Come avviene per tutte le convertibles della HW, anche questo è un esemplare piuttosto delicato: facilmente il parabrezza passa a miglior vita. Quindi prudenza anche se apparentemente sembra un modello da pista a scapicollo come la tua...

Piccolo video pubblicitario dell'epoca