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mercoledì 14 dicembre 2011

Pontiac GTO 1969 "The Judge"

Caro Andreo,

scrivendo e riscrivendo idiotissimi post su questo meschino blog, ho fatto una scoperta a dir poco allarmante: sono pieno di Pontiac! In effetti non ci avevo fatto caso. Spesso e volentieri avevo inveito contro la HW perchè ci ammorbava con le Mustang o con un mare di Chevy: e invece devo dire che la Pontiac GTO è un tormentone di proporzioni non inferiori a quelli di cui sopra. Niente male, niente male.

Comunque, visto che sono pieno di GTO, vediamo di esaminare pure questa. Ci troviamo a che fare oggi con la Pontiac GTO del 1969 nella versione, nientepòpòdimenoche, "The Judge".

Se la Pontiac GTO è un'auto mitica, la versione "The Judge" (Il Giudice) è a dir poco leggendaria. Questa versione avrebbe dovuto fare concorrennza alla Plymouth Road Runner (vai a vedere questo modello nello specifico post sempre presente in questo blog) e comunque avrebbe dovuto segnare un punto a favore della Pontiac nell'intricatissimo mondo delle Muscle Cars dell'epoca. Al di là dei numeri e dei risultati di vendita, la GTO "The Judge" rimane una vettura classica della fine degli anni '60 a tal punto che quando circola ancor oggi si dice: "Tutti in piedi. E' arrivato 'Il Giudice - The Judge'".

Ciancio alle bande e vediamo il pezzo in esame.






Come puoi agilmente notare, in questi scialbi degherrotipi sono ritratte due GTO: in realtà ne posseggo una terza di colore giallo che è rimasta chiusa all'interno del suo imballaggio originale.

Pur essendo pressochè uguali, una (quella arancione) riporta la dicitura "The Judge", l'altra (la grigia) ne è invece sprovvista. In realtà i due modelli sono identici. Il modello grigio (non "The Judge") sembra leggermente più rifinito avendo le bande nere sul cofano ed una decorazione rossa lungo le fiancate nonchè interni neri in simil pelle-plasticheggiante. La "The Judge" appare nel complesso più scrausa con interni argentati: come se avesse in pratica i sedili di peltro...

Comunque nel complesso le proporzioni sono corrette, ma il livello dei dettagli è veramente risicato. Pure la scritta "The Judge" appare realizzata in economia... Insomma per una versione così famosa non si sono molto sprecati: basta anche guardare il muso di questi due esemplari per vedere quanto grossolanamente sono stati realizzati.... Mannaggia...
Cerchioni a 5 razze standard senza infamia e senza lode: nel complesso due modelli un po' moscetti.

In conclusione, si può dire che forse si poteva fare di meglio. Tuttavia, in considerazione della fama del modello originale, direi che devi collezionare questa versione della GTO. Anche se non è di certo una realizzazione mozza-(sic)-fiato, eviterei di gettarla giù dalla tua pista mozzarella e fiori di zucca: ci mancherebbero pure le sverniciature...




lunedì 12 dicembre 2011

Chevrolet Monte Carlo 1970

Caro Andreo,

se c'è una macchina che è veramente da definire uno "straclassico" questa è certamente la Chevy Monte Carlo. Auto pressochè ingota ai più dalle nostre parti, ma molto popolare negli USA, la Monte Carlo per decenni ha rappresentao la più tipica auto americana: direi che alla fine faceva quasi parte itnegrante del paesaggio. Del resto se uno guarda un film americano degli anni '70 o '80 ne noterà un bel po' in giro per le strade. 

Realizzata in varie generazioni, la Chevy Monte Carlo era una caratteristica 2 porte di dimensioni significative, cilindrata da paura (dai 5.7 litri del modello base fino ai 7,44 del modello Turbo Jet V8) con velocità irrisorie, consumi inimmaginabili per gli standard attuali: nonostante le sue linee tipicamente americane, resta comunque un discreto, ma affascinantissimo "bidone" degli anni '70. I simply love it.

La versione che andiamo ad esaminare in questo sciocco post è la Chevy Monte Carlo del 1970 ovvero la prima generazione che apparve sul mercato (oltretutto prima dello schock petrolifero del 1973).






Diciamo subito che le proporzioni di questo modello appaiono sostanzialmente corrette. Il colore della carrozzeria ('sto verdone...) è tuttavia abbastanza vintage e coerente con i colori in voga negli anni '70. Accettabili le modanature biancastre sulle fiancate e gli striscioni sul cofano: il tutto tende a sottolineare le linee spigolose e quadrate come imponeva il gusto stilistico dell'epoca (niente a che vedere con le uova che girano oggi). Il livello dei particolari non sarà mozzafiato, ma non è nemmeno del tutto deprimente: le maniglie delle portiere sono ben evidenziate così come interessante è la scritta "Monte Carlo" (ma come ci accontentiamo di poco!). Certo che però una maggiore cura sul frontale non ci sarebbe stata male... Cerchioni a 5 razze abbastanza buoni: come al solito quelli posteriori sono più grandi.

Un bell'esemplare nel complesso che, possiamo dirlo, passa con un votazione sopra la sufficienza il nostro esame inquisitorio. Dato che si tratta di un'icona degli anni '70, il minimo che puoi fare è alzarti subito dalla sedia e cercare di trovare questo esemplare. Si trova piuttosto facilmente: quindi mettiti all'opera (non in senso lirico-musicale ovvio).

Altrettanto ovvio sarebbe evitare di sverniciare o profanare un modello dal valore al limite del totemico: escluderei pertanto di impiegarlo sadicamente sulla tua pista tonno e carciofini...






venerdì 9 dicembre 2011

Ford Mustang Concept 1962

Caro Andreo,

ti piacciono i prototipi? A me francamente no. Di solito si tratta di bizzarre creazioni di creativi che alla fine non si realizzano mai. Spesso sono delle assurdità che ci fanno sorridere e quasi mai si concretizzano nelle cosiddette "auto di domani". Diciamo che sono quasi sempre delle "mezze cagate"...

Attenzione però, perchè parlo di quasi sempre. Talvolta si trova molto da scoprire nelle concept cars. In particolare negli anni '50 e '60 le concept cars esprimevano l'idea di come sarebbe stato il futuro nel suo complesso. Oggi, esaminando questi bizzarri esemplari, possiamo comprendere come all'epoca si guardava e si immaginava il futuro. 

Accidenti, quanta filosofia sto facendo! Comunque è questo il caso delle varie elaborazioni che hanno poi alla fine condotto alla realizzazione di una delle automobili più leggendarie della Ford ovvero la Mustang. Parecchie concept cars furono elaborate prima di arrivare alla versione definitiva ed alcune di queste detengono un certo interesse. La HW ne ha realizzate alcune riproduzioni come questa  Ford Mustang Concept del 1962 che vado subito ad illustrarti.




Certo, adesso uno la vede così questa macchina e non ci trova niente di strano. Bisogna pensare però che siamo nel 1962 acciderba! Comunque le proprzioni di questo modello sono corrette, il livello dei dettagli discreto. Il colore è appropriato con gli interni in finta-pelle.plastichinata neri. Niente stramberie e buone le decorazioni presenti. Anche i cerchioni sono abbastanza buoni. Un modello accettabile nel complesso, via!

Direi che, anche considerato che si trova piuttosto facilmente, questo modello lo dovresti possedere. Come accade in tutte le convertibles anche questo ha il parabrezza delicatissimo: quindi escluso tassativamente di lanciarlo giù per la tua pista con mozzarella di bufala e pachini. E poi è un prototipo, un modello sperimentale. Un po' di rispetto, diamine!









mercoledì 7 dicembre 2011

Pontiac GTO 1964

Caro Andreo,

il modello che andiamo ad esaminare in questo scalcinato post interessa una delle prime versioni di una delle auto più leggendarie della produzione automobilistica americana: la Pontiac GTO, in questo caso, del 1964.

Devo premettere però che, anche se la HW denomina questo modello come GTO del '64, a me francamente sembra più una Pontiac Grand Prix. Forse è un modello di transizione questo del '64, comunque, visto che io non ci capisco più di tanto, mi attengo a quanto dichiarato dalla HW.

Questo modello devo dire che non si ispirava al principio della massima originalità anche se di lì a poco la GTO avrebbe assunto la sua caratteristica più evidente ovvero i due fari anteriori sovrapposti. In questo caso, la GTO presenta i fari anteriori orizzontali come li avevano alla fin fine un po' tutte le auto. In quei primi anni '60 le macchine erano degli scatoloni squadrati che si assomigliavano un po' tutti. Del resto non è quello che succede anche oggi? Quando non c'è molta fantasia in circolazione ecco che abbondano i clichè. Che ci vuoi fare?

Non perdiamo ulteriore tempo e vediamo il motivo per cui sto sprecando mucchi di minuti con questo post...





Dunque: visto che il modello originale non era proprio un esempio di trasgressione stilistica, anche questa replica soffre dello stesso problema. Comunque le proporzioni complessive diciamo che ci sono ed il livello dei dettagli è passabile (considera che questo esemplare fa parte della serie Treasure Hunts). Il colore della carrozzeria è orribile: una specie di azzurro smosciato verdastro, acquamarina ma di un mare inquinato. Le fiamme arancioni "sbattono" con questo colore un po' putrescente della carrozzeria e comunque sono un tantino patetiche: è vero che è una GTO, ma l'impressione che rimane è quella del "cassone". Inutile arrabbiarlo con le fiamme: non ci casca nessuno. Le fiamme che sbucano dal cofano anteriore poi fanno pensare che il motore stia fondendo: insomma non è un bel biglietto da visita. A proposito, il cofano motore si apre e questo è uno dei rari casi in cui non si vede la triste fessurazione quando il cofano non si chiude del tutto. Qui, mi tocca ammetterlo, la cosa è fatta abbastanza bene.

Muso ben realizzato, cerchioni a 5 razze con quelli posteriori maggiorati: gli interni azzurri mi ricordano quelli del mio Ford Taunus del 1976. La lacrimuccia è d'obbligo...

Esemplare nel complesso non malaccio: direi che una GTO del '64 non sfigura di certo nella tua collezione. Se ti dai da fare, con un po' di pazienza, questo modello si trova abbastanza facilmente in giro. 

Di solito questo tipo di modelli, in passato, strusciavano goffamente per terra. Ora la HW con questi cerchi li ha decisamente sollevati e non smusano più per terra: questo non significa ovviamente che questa GTO la devi fiondare giù per la tua pista con i fiori di zucca...


Questo è lo spot della Grand Prix del 1962: più o meno siamo lì. Ahò per me questa è una Grand Prix...

venerdì 18 novembre 2011

'49 Drag Merc - Mercury 1949

Caro Andreo,

se c'è un marchio automobilistico particolarmente oggetto degli smanettamenti degli appassionati americani di Hot Rod o Tuning, ebbene questo è senza ombra di dubbio la Mercury. Di queste macchine gloriose, particolarmente degli anni '40 e '50, esistono infatti delle versioni a dir poco strabilianti: basta dare uno sguardo in giro in Internet e ti puoi fare subito un'idea. Evidentemente le Mercury si prestano: hanno infatti una linea molto "ganza" e probabilmente, da un punto di vista estetico, rappresentano il meglio del meglio dello stile anni '40.

Di conseguenza di queste versioni "mattacchione" esistono parecchie declinazioni da parte della HW che non definirei proprio "machinestrane": alla fine è più facile trovare versioni Hot Rod delle Mercury della Hot Wheels che versioni decisamente più stradali.

Per questo, quello che vado ad esporti oggi in questo faceto post è una Mercury del 1949 (denominata '49 Drag Merc) a dir poco "arrabbiatissima". 







Come ti avevo vaticinato più sopra, a dire che è una versione "ridondante" è dire poco. Questo modello è talmente pieno di orpelli che sembra quasi un albero di Natale. Cominciamo dall'inizio.

Colore carrozzeria di tipo rosso fuoco micalizzato: direi azzeccato per una Drag Version. Proporzioni tutto sommato corrette. Dettagli: anche troppi. Vetri rossi: fantasmagorici ed irreali, ma si intonano con il tutto. Cofano motore rosso trasparente in plastica con bocchettone aria del medesimo materiale trasparente: paranoico, ma pittoresco. Griglia del muso con paraurti dorati: molto natalizio, ma passabile nel complesso. Fiamme, scritte, svampi vari, scappamenti che sbucano da sotto: barocchismi che però sono un must per le Hot Rod. Super-mega alettone posteriore dorato (altro tocco natalizio) con pinnoni posteriori e cumuli di "roba" di difficile interpretazione. Cerchioni a 5 razze dorati in tinta con la carrozzeria e le decorazioni dorate.

Insomma: ce ne è di roba! Da un punto di vista meramente quantitativo devo dire che c'è tanta di quella roba che questa Merc vale l'euro e mezzo che costa. Una considerazione di una spilorceria unica....

La linea nel complesso non è malvagia, soprattutto la vista laterale con la tipica linea delle Mercury degli anni '40. Un modello che di sicuro attira l'attenzione del collezionista anche il più smaliziato.

Esemplare nel complesso di facile reperibilità: eistono versioni di varie colorazioni, ma secondo me questa rossa è la più facilmente digeribile. Essendo una Mercury del '49, va da sè che bisogna aggiungerla nella nostra stupidissima collezione. Nonostante il carico di roba, non è un modello pesante: pertanto ti consiglio di consultare la Cabala per verificare in quali giorni ci puoi giocare (con la massima prudenza) sulla tua pista "pachini - mozzarella di bufala".

Guarda questo video...


lunedì 7 novembre 2011

Karmann Type 14 Ghia Covertible 1969

Caro Andreo,

tempo fa chiacchieravo con un amico, grande appassionato di auto d'epoca ed esperto in materia (oltre che possessore di alcuni esemplari di un certo interesse). Durante la conversazione mi parlò di un suo amico grande fan, appassionato e collezionista di un preciso marchio automobilsitico: la Karmann

La Karmann è uno storico marchio tedesco nel settore della carrozzeria e del car-styling: famossissimi i suoi modelli negli anni '60 e '70 ed ancora oggi è autrice di alcuni noti modelli di Audi e la VW New Beetle Cabriolet.

Insomma un nome che è una garanzia. Per farla breve, salta fuori, durante una conversazione il nome "Karmann" ed io guarda caso, nella mia risibile collezione di scemenze, posso esternare un celestiale, solenne e sonoro "Cellò". 

Infatti, protagonista di questo post è questo bel modello di Karmann Type 14 Ghia Covertible del 1969. Il modello originale era una bellissima decappottabile disegnata in Italia e costruita in Germania. Un'auto molto famosa e ricercata in quegli anni: ancor oggi è un  esemplare molto apprezzato da collezionisti. 


Fortunatamente, noi poveri-poveretti, ci accontentiamo di queste riproduzioni da pochi spiccioli: così ci togliamo qualche soddisfazioncina senza finire spellati vivi dai prezzi stratosferici di questi modelli di auto d'epoca.

Ma veniamo a noi: il modello in questione è realizzato dalla Matchbox quinid le aspettative sono altissime.







Proporzioni corrette, livello dei dettaglio buono. Colore della carrozzeria: melanzana. Non è male e poi a me le melanzane piacciono. Attribuisce comunque un tocco retrò. Bel fatto il frontale con paraurti con respingenti. Ben evidenziati i fari anteriori e soprattutto quelli posteriori. L'esemplare è dotato di targa regolamentare: quindi in teoria ci si può anche circolare. Cerchioni d'ordinanza della Matchbox: gradevoli. Interni in simil pelle-plastichina nera che non guasta. Parabrezza trasparente: bene...

Insomma un modello mica male. Soprattutto rende onore ad una vettura così bella e prestigiosa. Detto questo mi sembra a dir poco superfluo sottolineare che un esemplare del genere attribuisce prestigio alla tua collezione: pertanto ti sollecito vivamente a recuperlarlo ove e come puoi. Non è un modello raro: quindi non hai scusanti di sorta. 

Sei caldamente invitato inoltre ad astenerti dall'usare questa Karmann Type 14 Ghia Covertible del 1969 sulla tua pista prosciutto e formaggio. Si potrebbe rovinare.... E che diamine!!!!





lunedì 31 ottobre 2011

Cadillac Sedan DeVille 1969

Caro Andreo, 

è sempre un immenso piacere delirare un pochino sulle Cadillac dei bei tempi andati: eh sì perchè queste erano macchine in cui tutto era al massimo. Le dimensioni gigantesche, le rifiniture esagerate, le linee pesantissime, i difetti macroscopici, la pericolosità attiva e passiva senza eguali, le cilindrate senza ritegno ed i relativi consumi di benzina oceanici. Insomma le Cadillac erano il massimo in tutto: nel bene come nel male. Sono una vera e propria pietra angolare del non plus ultra, dello spreco, dell'eccesso...

Il modello in questione è un monumento a tutto questo: la Cadillac Sedan DeVille del 1969 era una bellissima auto di lusso del crepuscolo degli anni '60 ancora immune dal crack petrolifero dei primi anni '70. In breve un'auto ancora nel filone tradizionale delle Cadillac degli anni '50 (che spettacolari automobili!) prima di avviarsi ad un declino tristissimo lungo una progressiva agonia fino alle banalissime Cadillac dei nostri giorni.

La DeVille del '69 era un'auto semplicemente splendida, in perfetto stile Cadillac. Vediamo di cosa stiamo parlando da un punto di vista pseudo-modellistico.













Premettiamo subito che l'esemplare in questione è un modello Matchbox: quindi ci dobbiamo aspettare una qualità costruttiva mediamente migliore rispetto alle Hot Wheels, maggiore attenzione ai dettagli, maggiore rispetto delle proporzioni e niente cafonate.

In effetti la DeVille della Matchbox risponde ai canoni di cui sopra: livello dei dettagli buono, con proporzioni appropriate. Il colore della carrozzeria è una specie di rosa floscio che non deturpa più di tanto il modello. Interni bianchi (evabbè...), cerchioni standard della Matchbox, frontale ben rifinito, posteriore con fari in evidenza e simbolo con scritta "Cadillac" ben visibili, maniglie ben in vista. L'esemplare in questione detiene anche gli specchietti retrovisori che non sono mai presenti su alcun modello della HW (probabilmente per motivi di sicurezza - qualcuno potrebbe sgozzare il vicino di casa con queste sporgenze magari ben affilate...). E a spigoli, punte, puntarelle e spuntature le Cadillac dell'epoca non scherzavano proprio...

Insomma, modello nel complesso ben realizzato, gradevole da guardare, elegante da collezionare. Modello quindi da raccattare immediatamente anche perchè si trova in circolazione abbastanza facilmente. Inoltre portarsi a casa una Cadillac DeVille del 1969 con meno di 2 Euro è sempre una bella soddisfazione...

E che fai? Schianti un modello simile giù per la tua pista salsiccia e funghi? Ma non scherziamo!!!


Ecco qui, in questo video dell'epoca, una carrellata delle auto di lusso americane nel 1969, tra le quali c'è anche la nostra DeVille.





giovedì 27 ottobre 2011

Ford Gran Torino Sport 1972

Caro Andreo,

e qui scatta l'ovazione! Con un mega applauso per giunta. Eh sì perchè oggetto del presente sciocchissimo post è nientepòpòdimeno che la Ford Gran Torino Sport del 1972.

Stiamo parlando infatti di una delle auto più significative dell'industria automobilsitica americana "denavorta". Secondo me si tratta della macchina più bella che sia stata mai prodotta in quell'epoca. Se pensi poi alla bruttezza e alla banalità del design delle auto di oggi, mi potrei sbilanciare a dire che forse è l'auto più bella di tutti i tempi (ovvia che esagerazione!).


La Ford Gran Torino è stata e resta quindi un'auto bellissima, dalle linee inconfondibili, un monumento dell'auto degli anni '70. Otretutto è stata la protagonista assoluta del telefilm "Starsky & Hutch"! Anche un indigeno dell'Amazzonia che non ha mai incontrato nessun altro all'infuori dei membri della sua tribù e che non ha mai visto la TV, magari non saprà nulla di fisica quantistica o di crisi in Afganistan, ma, stanne certo, conosce sicuramente il bellissimo bolide rosso con fascione bianco di Starsky & Hutch! Ci puoi scommettere. 

Qualsiasi cretino, interedetto dal giudice per demenza assoluta ed incapace di intendere e di volere, saprebbe riconoscere senza il minimo dubbio la splendida Ford Gran Torino di Starsky & Hutch. Anche mia nonna, che poverina è defunta 20 anni fa, conosceva perfettamente questa macchina: magari non avrebbe riconosciuto la mia Hyundai, ma non avrebbe esitato a descriverti nei minimi particolari la Ford Gran Torino di Starsky & Hutch. 




E' quasi superfluo ricordare poi il bellissimo film di Clint Eastwood che appunto si intitola "Gran Torino": questa magnifica macchina (con una bellissima livrea verde metallizzato) fa continuamente mostra di sè nel film. E chi credo che la volevano fregare al protagonista!!!!

Sei pertanto tenuto nel minor tempo possibile a farti una cultura su questa macchina: è talmente famosa che Internet è zeppa di notizie e di informazioni. Lascia perdere tutto il resto e comincia a studiare. 








Mamma mia! Scriverei chilometri di elogi per questa splendida macchina: ma il tempo e la memoria dei server hanno dei limiti. Quindi procedo alla presentazione dell'esemplare in mio possesso.












Come puoi intuire, non posseggo un esemplare con la verniciatura rossa e fascione bianco ovvero la Gran Torino stile "Starsky & Hutch" (altra annata del resto). Questo modello è però molto simile alla Gran Torino del film di Eastwood ovvero verde metallizzato. Quindi rimane comunque un modello interessante. Proporzioni corrette, buono il livello dei dettagli. Nessun teschio, fiamma, svampata, numeri, scritte o burinate varie. Vetri trasparenti ed interni argentati (ma come è possibile???). Luci di ingombro ben in evidenza sulle fiancate. Frontale cromato e posteriore altrettanto cromato. Cerchi in simil-finta-lega con ruote posteriori maggiorate (come sempre...).

La macchina è talmente ganza di suo che era pressochè impossibile incasinarla: il risultato finale è decisamente apprezzabile nel suo complesso. Gran bella macchina, santo cielo!

E' a dir poco superfluo sottolineare con vigore che  DEVI   immediatamente procurarti un esemplare di Ford Gran Torino. Se vuoi avere una collezione decente di HW, un modello del genere non può assolutamente mancare. Che dici? Ci vuoi giocare con la tua pista prosciutto e funghi? Faccio finta di non aver sentito...


Questa macchina è una vera leggenda! Altro che Porsche, Ferrari, BMW o Mercedes! Accidenti. Ma dove sono finite queste macchine!?!? Perchè in giro oggi ci sono questi orrori di macchinine??? Aridatece la Gran Torino!









martedì 25 ottobre 2011

Meyers Manx 1966

Caro Andreo,

e chi diavolo non conosce la Meyers Manx del 1966??? 

Stiamo parlando della "Dune Buggy", una delle macchine più famose del mondo. La sua forma particolarissima, derivata da una VW Beetle, è un simbolo incancellabile degli anni '60. Basta dire "Dune Buggy" e ti viene subito alla memoria questa incredibile auto. 

Un tempo erano le Manx erano piuttosto diffuse negli USA (qui da noi un pochino meno) e apparivano soprattutto d'estate perchè erano scoperte e l'ideale per andare a fare i cretini sulle spiagge. Spesso le si vedevano correre sui deserti. Raramente oggi se ne vede qualcuna in circolazione, ma quando passa una Manx tutti si girano: e come fai a non girarti quando passa una macchina del genere?

Inoltre la Meyers Manx è stata protagonista di tantissimi film semplicemente perchè era e resta un'auto ganzissima.

Visto che in questi giorni piove sempre e fa un freddo cane, ho deciso quindi di esaminare questo modello realizzato dalla HW: così, per farsi venire un po' di nostalgia dell'estate.




Dunque. A guardarla così questa Manx sembra più una macchinina da golf che il fichissimo bolide da deserto. Le proporzioni secondo me non ci sono: l'originale è più largo e più tozzo. La scelta dei cerchi (maggiorati dietro) ha di fatto sollevato il modello: l'originale presentava grosse gomme bassotte che tendevano a schiacciare la macchina per terra. Il colore della carrozzeria (oro, oro, oro) con fascione bianco non ci azzecca: le Manx avevano colori più sgargianti (rosso, giallo, blu arancione...). Livello dei dettagli così-così.

Secondo me alla HW hanno combinato un bel casino: la Meyers Manx meritava qualcosa di più. Più precisione, più pignoleria, maggiore rispetto delle proporzioni. Un esemplare alla fin fine insufficiente. Che peccato, cribbio!

Comunque si tratta della riproduzione di una vera icona (gli informatici pronunciano: ìcona...) dell'industria automobilsitica di tutti i tempi. E' stata pure protagonista nel film "altrimenti ci arrabbiamo" con Bud Spencer e Terence Hill: non so se mi spiego...

E tu che fai? Nuncellhai??? Anche se non è proprio una bellezza, ti tocca spendere il tuo bell'euro e mezzo e passare all'acquisto senza indugi (anche se con un pizzico di perplessità e rancore...). 

Come tutte le convertibles, è un modello fragilissimo: basta guardarlo che il parabrezza prima si piega e poi si rompe. Conclusione: acquista e stipa...








lunedì 24 ottobre 2011

Purple Passion - Mercury Custom 1949

Caro Andreo,

la "Purple Passion" è senza ombra di dubbio una delle "machinestrane" più comuni che la HW abbia messo in circolazione: questo perchè è stata realizzata in tantissime versioni con notevoli varianti di colori. Quindi è piuttosto facile imbattersi in una "Purple Passion" della caratteristiche le più variegate. La "Purple Passion", pur essendo una "machinastrana" è di fatto uno smanettamento, più o meno violento, di una abbastanza pacioccona Mercury Custom del 1949 (forse una Lead Sled, ma non ne sono proprio del tutto sicuro...).

Le Mercury degli anni '40 e '50 erano delle gran belle macchine (cugine delle Ford) che si sono prestate molto facilmente agli smandruppamenti in stile Hot Rod o Muscle Car. Non dimentichiano un modello leggendario della Mercury ovvero la Cougar (che ho descritto già in questo risibile blog) che negli anni '60 ha fatto il suo cavolo di furore. Purtroppo la Mercury, come altri leggendari brand del mondo automobilistico americano, oggi è morta e defunta: recitiamo in silenzio una prece in memoria...

"Purple Passion" significa "Passione Viola": quindi, in linea puramente teorica, l'esemplare che sto per presentare dovrebbe essere pertanto viola. E invece no. Perchè come ti ho scritto poco sopra, di questo modello esiste un'infinità di varianti di colori: tanto è vero che l'esemplare in mio possesso non  presenta alcuna traccia di colore viola...







Diciamo subito che questo modello non fa della sobrietà e dell'eleganza i suoi cavalli di battaglia: per alcuni aspetti direi anche che scende pericolosamente sotto la linea di galleggiamento del burinozzo e del grezzo. 

Detto questo si può dire che le proporzioni paradossalmente sono piuttosto corrette, il livello dei dettagli è scarsino anche perchè di dettagli ce ne sono pochi. La grossa griglia frontale è rimasta cromata, sopravvissuta quindi alla biblica colata di vernice che spesso annichilisce i frontali anche di auto di un certo pregio. Vetri fantasmagorici rossi, cerchioni rossi paranoici, ma che si abbinano con i vetri. Grandi fregi svolazzanti sulle fiancate che per lo meno sono in tinta con il resto. La carrozzeria è di un bel grigio sorcio che non ha nulla di "Purple": il modello in questione dovrebbe essere pertanto denominato "Gray Passion". Gran culone posteriore spigoloso (che non esiste nella versione originale) che in teoria dovrebbe aumentare il coefficiente di penetrazione:  il che, per una macchinina di pochi centimetri, devo dire  può fare la differenza...

Comunque si tratta per sempre di una Mercury del 1949: quindi, visto che te la trovi davanti in continuazione oltretutto in tutte le salse, direi che ci si può spendere l'euro e mezzo che costa. Oltretutto non occupa poi tutto 'sto spazio. Quindi acquista. Ci vuoi giocare con la tua pista alla carbonara? E sia, ma con grande attenzione e solo nei giorni che iniziano con la "z"....



Un omaggio alle mitiche Mercury....




giovedì 20 ottobre 2011

Chevrolet Camaro 1969 convertible

Caro Andreo,

parlare della Camaro è come sfondare una porta aperta: ha senso fino ad un certo punto. E' un po' come parlare della Mustang: su queste macchine famosissime hanno scritto oceani di parole e commenti. Per cui non ha senso ingrossare il bacino imbrifero delle speculazioni mentali su una macchina arcinota come la Camaro. 

Nel caso di oggi, abbiamo a che fare con la Chevy Camaro del 1969 nella versione "convertible" ovvero decappottabile: una vettura ideale per gironzolare con il tettino aperto in campagna in questi giorni in cui piove a dirotto...

Passiamo ora alla disamina della riproduzione picciridda della Camaro oggetto del presente delirio.




Le proporzioni di 'sto modellino non sono malaccio, ma le solite ruote gigantesche lo rimpiccioliscono un pochetto. Il colore nero della carrozzeria sarebbe pure azzeccato anche perchè si presta su una vettura molto sportiva. Gli interni bianchi però, secondo me, "sbattono": viene fuori una specie di  effetto "cozza". Eh sì: sembra un piccolo monumentino al "Mitile Ignoto". I cerchi, anche se sono grandicci, sono però discreti: 5 razze rivestite in finto oro-platino-plasticoso. Il livello dei dettagli non è schifosissimo: luci di ingombro evidenziate, bocchettoni laterali, scritta "Camaro" in evidenza. Muso con griglia cromata ma con i soliti fari verniciati: peccato...

Un bel modello nel complesso, ma non è da delirio con grida di entusiasmo.

Facilmente reperibile, questo modello va raccattato perchè è una Camaro: non solo è del '69, ma è pure "convertible". Apri il tuo microportafoglio e caccia l'1,5 € richiesto per l'acquisto.

Come tutte le convertible, è un esemplare delicato: il parabrezza è delicato come un vetro di Murano. Non ci si gioca per nessun motivo...


La Camaro è sempre la CAMARO!