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lunedì 31 ottobre 2011

Cadillac Sedan DeVille 1969

Caro Andreo, 

è sempre un immenso piacere delirare un pochino sulle Cadillac dei bei tempi andati: eh sì perchè queste erano macchine in cui tutto era al massimo. Le dimensioni gigantesche, le rifiniture esagerate, le linee pesantissime, i difetti macroscopici, la pericolosità attiva e passiva senza eguali, le cilindrate senza ritegno ed i relativi consumi di benzina oceanici. Insomma le Cadillac erano il massimo in tutto: nel bene come nel male. Sono una vera e propria pietra angolare del non plus ultra, dello spreco, dell'eccesso...

Il modello in questione è un monumento a tutto questo: la Cadillac Sedan DeVille del 1969 era una bellissima auto di lusso del crepuscolo degli anni '60 ancora immune dal crack petrolifero dei primi anni '70. In breve un'auto ancora nel filone tradizionale delle Cadillac degli anni '50 (che spettacolari automobili!) prima di avviarsi ad un declino tristissimo lungo una progressiva agonia fino alle banalissime Cadillac dei nostri giorni.

La DeVille del '69 era un'auto semplicemente splendida, in perfetto stile Cadillac. Vediamo di cosa stiamo parlando da un punto di vista pseudo-modellistico.













Premettiamo subito che l'esemplare in questione è un modello Matchbox: quindi ci dobbiamo aspettare una qualità costruttiva mediamente migliore rispetto alle Hot Wheels, maggiore attenzione ai dettagli, maggiore rispetto delle proporzioni e niente cafonate.

In effetti la DeVille della Matchbox risponde ai canoni di cui sopra: livello dei dettagli buono, con proporzioni appropriate. Il colore della carrozzeria è una specie di rosa floscio che non deturpa più di tanto il modello. Interni bianchi (evabbè...), cerchioni standard della Matchbox, frontale ben rifinito, posteriore con fari in evidenza e simbolo con scritta "Cadillac" ben visibili, maniglie ben in vista. L'esemplare in questione detiene anche gli specchietti retrovisori che non sono mai presenti su alcun modello della HW (probabilmente per motivi di sicurezza - qualcuno potrebbe sgozzare il vicino di casa con queste sporgenze magari ben affilate...). E a spigoli, punte, puntarelle e spuntature le Cadillac dell'epoca non scherzavano proprio...

Insomma, modello nel complesso ben realizzato, gradevole da guardare, elegante da collezionare. Modello quindi da raccattare immediatamente anche perchè si trova in circolazione abbastanza facilmente. Inoltre portarsi a casa una Cadillac DeVille del 1969 con meno di 2 Euro è sempre una bella soddisfazione...

E che fai? Schianti un modello simile giù per la tua pista salsiccia e funghi? Ma non scherziamo!!!


Ecco qui, in questo video dell'epoca, una carrellata delle auto di lusso americane nel 1969, tra le quali c'è anche la nostra DeVille.





giovedì 27 ottobre 2011

Ford Gran Torino Sport 1972

Caro Andreo,

e qui scatta l'ovazione! Con un mega applauso per giunta. Eh sì perchè oggetto del presente sciocchissimo post è nientepòpòdimeno che la Ford Gran Torino Sport del 1972.

Stiamo parlando infatti di una delle auto più significative dell'industria automobilsitica americana "denavorta". Secondo me si tratta della macchina più bella che sia stata mai prodotta in quell'epoca. Se pensi poi alla bruttezza e alla banalità del design delle auto di oggi, mi potrei sbilanciare a dire che forse è l'auto più bella di tutti i tempi (ovvia che esagerazione!).


La Ford Gran Torino è stata e resta quindi un'auto bellissima, dalle linee inconfondibili, un monumento dell'auto degli anni '70. Otretutto è stata la protagonista assoluta del telefilm "Starsky & Hutch"! Anche un indigeno dell'Amazzonia che non ha mai incontrato nessun altro all'infuori dei membri della sua tribù e che non ha mai visto la TV, magari non saprà nulla di fisica quantistica o di crisi in Afganistan, ma, stanne certo, conosce sicuramente il bellissimo bolide rosso con fascione bianco di Starsky & Hutch! Ci puoi scommettere. 

Qualsiasi cretino, interedetto dal giudice per demenza assoluta ed incapace di intendere e di volere, saprebbe riconoscere senza il minimo dubbio la splendida Ford Gran Torino di Starsky & Hutch. Anche mia nonna, che poverina è defunta 20 anni fa, conosceva perfettamente questa macchina: magari non avrebbe riconosciuto la mia Hyundai, ma non avrebbe esitato a descriverti nei minimi particolari la Ford Gran Torino di Starsky & Hutch. 




E' quasi superfluo ricordare poi il bellissimo film di Clint Eastwood che appunto si intitola "Gran Torino": questa magnifica macchina (con una bellissima livrea verde metallizzato) fa continuamente mostra di sè nel film. E chi credo che la volevano fregare al protagonista!!!!

Sei pertanto tenuto nel minor tempo possibile a farti una cultura su questa macchina: è talmente famosa che Internet è zeppa di notizie e di informazioni. Lascia perdere tutto il resto e comincia a studiare. 








Mamma mia! Scriverei chilometri di elogi per questa splendida macchina: ma il tempo e la memoria dei server hanno dei limiti. Quindi procedo alla presentazione dell'esemplare in mio possesso.












Come puoi intuire, non posseggo un esemplare con la verniciatura rossa e fascione bianco ovvero la Gran Torino stile "Starsky & Hutch" (altra annata del resto). Questo modello è però molto simile alla Gran Torino del film di Eastwood ovvero verde metallizzato. Quindi rimane comunque un modello interessante. Proporzioni corrette, buono il livello dei dettagli. Nessun teschio, fiamma, svampata, numeri, scritte o burinate varie. Vetri trasparenti ed interni argentati (ma come è possibile???). Luci di ingombro ben in evidenza sulle fiancate. Frontale cromato e posteriore altrettanto cromato. Cerchi in simil-finta-lega con ruote posteriori maggiorate (come sempre...).

La macchina è talmente ganza di suo che era pressochè impossibile incasinarla: il risultato finale è decisamente apprezzabile nel suo complesso. Gran bella macchina, santo cielo!

E' a dir poco superfluo sottolineare con vigore che  DEVI   immediatamente procurarti un esemplare di Ford Gran Torino. Se vuoi avere una collezione decente di HW, un modello del genere non può assolutamente mancare. Che dici? Ci vuoi giocare con la tua pista prosciutto e funghi? Faccio finta di non aver sentito...


Questa macchina è una vera leggenda! Altro che Porsche, Ferrari, BMW o Mercedes! Accidenti. Ma dove sono finite queste macchine!?!? Perchè in giro oggi ci sono questi orrori di macchinine??? Aridatece la Gran Torino!









martedì 25 ottobre 2011

Meyers Manx 1966

Caro Andreo,

e chi diavolo non conosce la Meyers Manx del 1966??? 

Stiamo parlando della "Dune Buggy", una delle macchine più famose del mondo. La sua forma particolarissima, derivata da una VW Beetle, è un simbolo incancellabile degli anni '60. Basta dire "Dune Buggy" e ti viene subito alla memoria questa incredibile auto. 

Un tempo erano le Manx erano piuttosto diffuse negli USA (qui da noi un pochino meno) e apparivano soprattutto d'estate perchè erano scoperte e l'ideale per andare a fare i cretini sulle spiagge. Spesso le si vedevano correre sui deserti. Raramente oggi se ne vede qualcuna in circolazione, ma quando passa una Manx tutti si girano: e come fai a non girarti quando passa una macchina del genere?

Inoltre la Meyers Manx è stata protagonista di tantissimi film semplicemente perchè era e resta un'auto ganzissima.

Visto che in questi giorni piove sempre e fa un freddo cane, ho deciso quindi di esaminare questo modello realizzato dalla HW: così, per farsi venire un po' di nostalgia dell'estate.




Dunque. A guardarla così questa Manx sembra più una macchinina da golf che il fichissimo bolide da deserto. Le proporzioni secondo me non ci sono: l'originale è più largo e più tozzo. La scelta dei cerchi (maggiorati dietro) ha di fatto sollevato il modello: l'originale presentava grosse gomme bassotte che tendevano a schiacciare la macchina per terra. Il colore della carrozzeria (oro, oro, oro) con fascione bianco non ci azzecca: le Manx avevano colori più sgargianti (rosso, giallo, blu arancione...). Livello dei dettagli così-così.

Secondo me alla HW hanno combinato un bel casino: la Meyers Manx meritava qualcosa di più. Più precisione, più pignoleria, maggiore rispetto delle proporzioni. Un esemplare alla fin fine insufficiente. Che peccato, cribbio!

Comunque si tratta della riproduzione di una vera icona (gli informatici pronunciano: ìcona...) dell'industria automobilsitica di tutti i tempi. E' stata pure protagonista nel film "altrimenti ci arrabbiamo" con Bud Spencer e Terence Hill: non so se mi spiego...

E tu che fai? Nuncellhai??? Anche se non è proprio una bellezza, ti tocca spendere il tuo bell'euro e mezzo e passare all'acquisto senza indugi (anche se con un pizzico di perplessità e rancore...). 

Come tutte le convertibles, è un modello fragilissimo: basta guardarlo che il parabrezza prima si piega e poi si rompe. Conclusione: acquista e stipa...








lunedì 24 ottobre 2011

Purple Passion - Mercury Custom 1949

Caro Andreo,

la "Purple Passion" è senza ombra di dubbio una delle "machinestrane" più comuni che la HW abbia messo in circolazione: questo perchè è stata realizzata in tantissime versioni con notevoli varianti di colori. Quindi è piuttosto facile imbattersi in una "Purple Passion" della caratteristiche le più variegate. La "Purple Passion", pur essendo una "machinastrana" è di fatto uno smanettamento, più o meno violento, di una abbastanza pacioccona Mercury Custom del 1949 (forse una Lead Sled, ma non ne sono proprio del tutto sicuro...).

Le Mercury degli anni '40 e '50 erano delle gran belle macchine (cugine delle Ford) che si sono prestate molto facilmente agli smandruppamenti in stile Hot Rod o Muscle Car. Non dimentichiano un modello leggendario della Mercury ovvero la Cougar (che ho descritto già in questo risibile blog) che negli anni '60 ha fatto il suo cavolo di furore. Purtroppo la Mercury, come altri leggendari brand del mondo automobilistico americano, oggi è morta e defunta: recitiamo in silenzio una prece in memoria...

"Purple Passion" significa "Passione Viola": quindi, in linea puramente teorica, l'esemplare che sto per presentare dovrebbe essere pertanto viola. E invece no. Perchè come ti ho scritto poco sopra, di questo modello esiste un'infinità di varianti di colori: tanto è vero che l'esemplare in mio possesso non  presenta alcuna traccia di colore viola...







Diciamo subito che questo modello non fa della sobrietà e dell'eleganza i suoi cavalli di battaglia: per alcuni aspetti direi anche che scende pericolosamente sotto la linea di galleggiamento del burinozzo e del grezzo. 

Detto questo si può dire che le proporzioni paradossalmente sono piuttosto corrette, il livello dei dettagli è scarsino anche perchè di dettagli ce ne sono pochi. La grossa griglia frontale è rimasta cromata, sopravvissuta quindi alla biblica colata di vernice che spesso annichilisce i frontali anche di auto di un certo pregio. Vetri fantasmagorici rossi, cerchioni rossi paranoici, ma che si abbinano con i vetri. Grandi fregi svolazzanti sulle fiancate che per lo meno sono in tinta con il resto. La carrozzeria è di un bel grigio sorcio che non ha nulla di "Purple": il modello in questione dovrebbe essere pertanto denominato "Gray Passion". Gran culone posteriore spigoloso (che non esiste nella versione originale) che in teoria dovrebbe aumentare il coefficiente di penetrazione:  il che, per una macchinina di pochi centimetri, devo dire  può fare la differenza...

Comunque si tratta per sempre di una Mercury del 1949: quindi, visto che te la trovi davanti in continuazione oltretutto in tutte le salse, direi che ci si può spendere l'euro e mezzo che costa. Oltretutto non occupa poi tutto 'sto spazio. Quindi acquista. Ci vuoi giocare con la tua pista alla carbonara? E sia, ma con grande attenzione e solo nei giorni che iniziano con la "z"....



Un omaggio alle mitiche Mercury....




giovedì 20 ottobre 2011

Chevrolet Camaro 1969 convertible

Caro Andreo,

parlare della Camaro è come sfondare una porta aperta: ha senso fino ad un certo punto. E' un po' come parlare della Mustang: su queste macchine famosissime hanno scritto oceani di parole e commenti. Per cui non ha senso ingrossare il bacino imbrifero delle speculazioni mentali su una macchina arcinota come la Camaro. 

Nel caso di oggi, abbiamo a che fare con la Chevy Camaro del 1969 nella versione "convertible" ovvero decappottabile: una vettura ideale per gironzolare con il tettino aperto in campagna in questi giorni in cui piove a dirotto...

Passiamo ora alla disamina della riproduzione picciridda della Camaro oggetto del presente delirio.




Le proporzioni di 'sto modellino non sono malaccio, ma le solite ruote gigantesche lo rimpiccioliscono un pochetto. Il colore nero della carrozzeria sarebbe pure azzeccato anche perchè si presta su una vettura molto sportiva. Gli interni bianchi però, secondo me, "sbattono": viene fuori una specie di  effetto "cozza". Eh sì: sembra un piccolo monumentino al "Mitile Ignoto". I cerchi, anche se sono grandicci, sono però discreti: 5 razze rivestite in finto oro-platino-plasticoso. Il livello dei dettagli non è schifosissimo: luci di ingombro evidenziate, bocchettoni laterali, scritta "Camaro" in evidenza. Muso con griglia cromata ma con i soliti fari verniciati: peccato...

Un bel modello nel complesso, ma non è da delirio con grida di entusiasmo.

Facilmente reperibile, questo modello va raccattato perchè è una Camaro: non solo è del '69, ma è pure "convertible". Apri il tuo microportafoglio e caccia l'1,5 € richiesto per l'acquisto.

Come tutte le convertible, è un esemplare delicato: il parabrezza è delicato come un vetro di Murano. Non ci si gioca per nessun motivo...


La Camaro è sempre la CAMARO!

martedì 18 ottobre 2011

Fish'd and Chip'd - Jaguar Mark X 1963

Caro Andreo,

se c'è una "machinastrana" veramente strana, ma strana-strana-strana, ebbene direi che è proprio questa. Sì perchè mentre altre "machinestrane" magari sono delle rivisitazioni talvolta bizzarre o grottesche di qualche auto sportiva o di serie realmente prodotta (prendi il caso della At-a-Tude) o magari sono delle repliche bruttine-bruttissime di auto già particolarmente brutte, beh in questo caso ci troviamo di fronte una vera e propria "mistery car".

Dunque la Fish'd and Chip'd dovrebbe essere la riproduzione della Jaguar Mark X del 1963 mai entrata relamente in produzione nella versione 2 porte. Oltretutto pare che la Mattel non ottenne all'epoca in cui stavano progettando la replica della Jaguar Mark X, la necessaria licenza: alla fine il risultato è stato questa particolare "machinastrana"

Il nome ricorda il più tipico piatto della cucina inglese di questi decenni ovvero "Fish and Chips" (pesce fritto e patatine), una vera porcheria, un tripudio al colesterolo ed ai trigliceridi. Questo per sottolineare la vena marcatamente "British Style" del modello in questione.

Ti ho accennato che questo modello è una "Mistery Car": beh, le "Mistery Car" delle Hot Wheels esistono davvero. Le "Mistery Car" sono esemplari prodotti dal 2004 in poi e presentano alcune caratteristiche distintive che le rendono in alcuni casi anche migliori delle Treasure Hunts. 

Basta con le chiacchiere e vediamo di cosa cavolo sto parlando....







Il modello presenta proporzioni adeguate ed un buon lvello dei dettagli (che sono pochi, ma di tutto rispetto). Modello massiccio ma dalle linee filanti con verniciatura che già sotto le mani denota una qualità più elevata rispetto ai modelli normali. Vernice bicolore blu micalizzato e grigio metallizzato piuttosto indovinata. Vetri trasparenti ed interni in finta plastichina-pelle chiara. Scrittone Hot Wheels inciso sul lunotto posteriore. Guida a destra. Cerchioni a razze vintage: bellocci ed adeguati. Sul sedile del passeggero c'è in rilievo un una porzione di Fish and Chips. Che modello particolare!

Che ti dico?!?. E' da molto tempo che non si trova questo modello. Viste le peculiarità di cui sopra dovresti possedere un esemplare di questo genere anche per avere nella tua collezione un interessante esempio di "Mistery Car". 

Come dici? Ci vuoi giocare con la pista? Ma sei impazzito???




lunedì 17 ottobre 2011

Plymouth AAR 'Cuda 1970

Caro Andreo,

essendo uno sfegatato e fanatico appassionato della Plymouth, eccomi qui a presentarti con immmmmenssso piacere questa Plymouth AAR 'Cuda del 1970

Si tratta della versione da competizione della Plymouth Barracuda del '70: la AAR 'Cuda (All American Racers) venne infatti realizzata per correre nelle Trans-Am series Races dove a parte tre pole position non vinse mai nulla. Della AAR 'Cuda nel 1970 venne realizzata anche una versione da strada: un mostro di discreta cilindrata (5.600 c.c.) che ebbe un discreto apprezzamento di pubblico. Insomma un'auto sportiva nella migliore tradizione delle muscle car americane: come del resto si pretende da una Plymouth Barracuda che si rispetti. 

Non dimentichiamoci però che la Barracuda (come molte super car americane) cessò di vivere nel 1974 vittima della crisi petrolifera del '73.

Vediamo ora il gioiellino della HW.





Dunque. Proporzioni nel complesso adeguate. Livello generale dei dettagli piuttosto scarsino. Il colore della carrozzeria con questo bel viola è a dir poco raccapricciante se pensiamo che è stato inflitto ad una Barracuda del 1970 (occhio però! Ce ne sono molte originali con questo macabro colore...). L'alternanza con il cofano nero ed i fascioni laterali neri non aiutano a salvare la devastazione apportata dal colore viola. Scrittone sul posteriore Cuda e Logo della AAR: si apprezza lo sforzo, ma non si va oltre tale apprezzamento. Il muso è completamente nero: i fari sono stati coperti da una colata di asfalto. Peccato. Cerchi appropriati con quelli posteriori leggermente maggiorati. Vetri trasparenti ed interni neri: meno male: fiiiiuuutt....

Una gran bella macchina è stata alla fine riprodotta in modo forse un po' troppo dozzinale ed approssimativo. C'era da aspettarsi di più: ma ormai è fatta. Peccato. Si poteva fare qualcosa di meglio. Certo che se ci spendi 30.000 € magari ti arrabbi, ma per 1,50 € ci si può anche stare. Via!

Comunque una Plymouth AAR 'Cuda del '70 la devi possedere: quindi al lavoro. Cerca, fruga, individua, corri alla cassa, estrai le monetine, paga e fila a casa ad archiviare l'esemplare. Di giocarci non se ne parla proprio...





giovedì 13 ottobre 2011

Dodge Coronet Super Bee 1969

Caro Andreo,

eccoti qui un altro esempio di muscle car americana molto famosa negli USA, ma pressochè sconosciuta in Italia. Si tratta della Dodge Coronet Super Bee, un' auto prodotta in serie limitata dal 1968 al 1971. Qui di seguito ci scervelliamo sulla versione "di mezzo" ovvero quella del 1969: praticamente una standard. 

La Super Bee era una muscle car che si potrebbe definire "d'ingresso" perchè non costava una cifra e poteva permettere al tamarro dell'epoca di circolare con un mostro di macchina (aveva una cilindrata di 6.300 cc che arrivava a 7000 cc nella versione Hemi) senza chiedere un mutuo o appoggiarsi ad un cravattaro. L'auto presentava le linee classiche per una muscle car dell'epoca tanto è vero che ricorda la Road Runner della Plymouth (non mi toccate la Road Runner per carità: un vero mito!): insomma non brillava per originalità delle linee, ma era comunque una macchina "gajardissima". Che gran macchina, spettacolare...

Basta così perchè la vita è già breve di suo e non possiamo perdere tempo a discutere di queste cose. Vediamo gli cosa hanno combinato alla HW.






Dunque vediamo un po'.  Le proporzioni del modello ci sono. Il livello dei dettagli non è uno schianto però qua e là qualche dettagliuccio è stato messo in evidenza come le luci d'ingombro sulle fiancate che spezzano la monotonia del colore. Apprezzabile il grigio metallizzato con fascione nero posteriore (con il logo della Super Bee)  che proprio male-male non sta. Vetri normali ed interni neri: occappa. I cerchi a 5 razze sono appropriati e non enormi cosa che non squilibra il tutto. Solo le ruote posteriori sono maggiorate e quindi, anche se di poco data la lunghezza dell'esemplare, 'sta Dodge cammina con il sedere per aria... Nel complesso non è del tutto male.

 Della Dodge Coronet Super Bee posseggo inoltre un ulteriore esemplare del tipo che io chiamo "I musi neri". Osserva e rifletti.
 




A parte il tipo di colore carrozzeria (questa è rossa), il livello dei dettagli è più o meno simile, ma il nero sul muso fa scomparire i dettagli e svilisce il tutto. Mentre nel caso della Road Runner la HW aveva realizzato due versioni molto diverse, qui è semplicemente la stessa con il muso nero e smorto. Non è quindi la fine del mondo. Potevano almeno fare nero anche il top per dare l'effetto simil-vinile, tiè: però niente da fare. Sembra una macchina dei pompieri.

Comunque, visto che si trova facilmente, dovresti aggiungere alla tua collezione questo modello se puoi nella versione standard (non "muso nero") perchè si tratta di una classica muscle car (direi anche piuttosto ganza) che fa la sua discreta figura. Poichè è un po' bassotta, mal si presta allo scatafiondamento già per la tua pista ai 4 formaggi. 



mercoledì 12 ottobre 2011

At-a-Tude: Studebacker Regal Commander 1953

Caro Andreo,

se cerchi una vera "machinastrana" nelle Hot Wheels, è proprio questo ciò che cerchi. Si tratta della At-a-Tude, un modellino che a guardarlo così è pure un po' bruttino: come sempre, invece di essere il parto di qualche mente malata della HW, ci troviamo di fronte ad una elaborazione di una macchina realmente esistita, in questo caso la Studebacker Regal Commander del 1953.

Bisogna dire che in effetti con le loro "machinestrane" i creativi della HW mi costringono ogni volta a fare delle indagini per capire cosa in realtà si nasconda dietro queste elaborazioni talora un po' bislacche e dietro delle denominazioni di, apparente, fantasia. Pensare che nel 1953 la Studebacker avesse realizzzato un'auto del genere, devo dire, che non mi passava nemmeno per l'anticamera del cervello.

Ed invece,  eccola qua! La Studebacker Regal Commander del 1953 era una macchina decisamente all'avanguardia per l'epoca soprattutto per la linea (molto europea per la verità): è vero che assomiglia ad uno scorfano, ma anticipa di molto linee e stile del futuro. Era sicuramente una scelta molto azzardata, ma se la guardi bene ricorda un po' la Citroen DS...

Nella sua stravaganza, la Studebacker Regal Commander del 1953 resta un'auto decisamente affascinante.

Vediamo ora la versione At-a-Tude della Hot Wheels.







Per quanto riguarda le proporzioni, a me sembra che questo modello sia più corto e più tozzo dell'originale: la versione originale era piuttosto filante (come la mozzarella...), mentre in questo caso questa filantitudine è andata decisamente perduta. I dettagli sono ahimè scarsini, fatto conclamato dalla ineluttabile colata di vernice sui fari e sulle cromature del frontale. Il colore della carrozzeria è poco vintage (è un'auto del 53 cacchio!) ma avendo realizzato una monster car, 'sto blu alla fine non è la disgrazia peggiore che ci possa capitare nella vita. Di conseguenza dobbiamo accettare senza commenti le fiamme sulle fiancate. A questo punto non potevano mancare i cerchi enormi a 5 razze che alla fin fine sono come la ciliegina sulla torta o la senape sui wurstel. Alettone d'ordinanza sul cofano posteriore.

In conclusione, pur essendo un esemplare dalla linea bislacca, il risultato non sarà da urlo, ma non è proprio una schifezza completa. Buonino, insomma. 

La At-a-Tude merita di essere collezionata perchè è l'elaborazione di una particolarissima Studebacker e le Studebacker erano delle gran belle macchine (a chi piacciono, ovvio...). Si trova in giro con facilità: fruga e acquista senza indugi.

Modello utilizzabile sulle tue piste cacio e pepe solo durante i solstizi.







martedì 11 ottobre 2011

Volkswagen Beetle 1968

Caro Andreo,

eccoci qui a blaterare di una macchina che non ha sicuramente bisogno di presentazioni. Mi riferisco alla Volkswagen Beetle, in Italia nota come il "Maggiolino", qui presente nella versione del 1968. Auto leggendaria e mitica come poche altre (forse la Austin Mini o la 2CV della Citroen) il Maggiolino "de na vorta" era una delle macchine più ganze che ci fossero in circolazione: per non farti perdere tempo dai uno sguardo in Internet per ricostruire la storia di questa vettura e avere una mezza idea di cosa stiamo parlando.

La HW ha realizzato un sacco di versioni del VW Beetle con colori e decorazioni le più disparate: qui ti presento una di queste (secondo me la "mejo").






Innanzitutto, le proporzioni sono corrette ed il livello dei dettagli abbastanza buono: basta vedere i fari anteriori evidenziati invece che ricoperti di vernice. Azzeccata la combinazione dei colori della carrozzeria: grigio e nero opachi con filettature nere e rosse. Niente teschi, fiamme, lampi, saette, scritte, botti e tricchetracche. I cerchi sono grandi (soprattutto maggiorati quelli posteriori) a 5 razze: il modello è quindi rialzato nel posteriore. I cerchi grossi ci stanno discretamente: non male il risultato finale. Vetri rossi inverosimili, ma esteticamente si abbinano ai colori della carrozzeria. Ben evidenziati anche i paraurti con i respingenti.

Insomma il modello non è malaccio e l'allestimento stile HW non è devastante: anzi tutto sommato è venuto fuori un risultato discreto. Più che sufficiente, via!

E' a dir poco inconcepibile non includere una VW Beetle nella propria collezione di HW qualunque versione essa sia: pertanto ti esorto a darti da fare e procurartela almeno una. In giro si trovano abbastanza facilmente: e allora, che stai a fare lì? Spegni il computer e comincia a cercarla...

Esemplare piuttosto robusto e dotato di vernice anti-graffio: ci puoi giocare con la tua pista da tinello, però con moderazione eh!

lunedì 10 ottobre 2011

Tail Dragger - Ford Super Coupè Deluxe 1941

Caro Andreo, 

ecco l'ennesimo caso di "machinastrana" che in realtà è tutt'altro che strana. Infatti il modello in esame viene etichettato dalla HW semplicemente come Tail Dragger: in realtà è una Ford Super Coupè Deluxe 1941.

Si tratta insomma della riproduzione di una classica auto Ford degli inizi degli anni '40 in particolare nella versione più ricercata visto che è un coupè oltrettutto Super e niente popodimeno che Deluxe. Insomma anche se espressione dell'industria automobilistica americana degli anni di guerra rimane pur sempre una vettura elegante e piuttosto all'avanguardia per quegli anni bui e tristi.

 Ma ciancio alle bande e vediamo il pezzo oggetto del presente post.





Ovviamente, dato che si tratta di un'auto degli anni '40, le linee non sono proprio filantissime anche se si deve notare la sinuosità generale che connota la carrozzeria.  Buono il colore, un po' ridondanti le scritte: comunque le decorazioni e lo scrittone "California" danno un leggerino tocco nostalgico-vintage. I particolari non sono al massimo, ma sono belli i cerchi a raggi (non X). Il sederone bombato è come quello originale (forse un pochino più marcato in questa riproduzione). Vetri azzurrati così- così, interni bianchi accettabili. 

La caratteristica peculiare di questo esemplare è però il peso: è un modellino decisamente pesante il cui peso sembra ben abbinarsi alle linee decise dell'auto. Insomma sembra un blocchetto di ghisa: ottimo oggetto da lancio quando si litiga con qualcuno. Diciamo che è quasi un'arma impropria.

Comunque, dovendo trarre delle conclusioni, si può dire che è un affaretto interessante e certamente da collezionare: si trova pure facilmente. Come potrai agilmente intuire è un esemplare inadatto all'uso sulla tua Dickensiana pista: è talmente pesante che ruzzola giù come un masso. Quinti, evita (non Peròn...)