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domenica 23 dicembre 2012

Dodge Li'l Red Express Pick Up 1978

Caro Andreo,

et voilà un gran bel pick up da commentare poco prima delle festività natalizie. Si tratta del Dodge Li'l Red Express sua prima versione ovvero quella del 1978. Secondo gli estimatori di questo genere di veicoli, che in Italia sono penalizzatissimi (chissà perchè), si tratta di uno dei pick up più ganzi e più veloci mai realizzati. Io francamente non ci capisco più di tanto (si tratta di un giro di parole per dire che non ci capisco in realtà nulla) però devo dire che esteticamente si presenta molto bene e, secondo me si presta facilmente ad essere modificato e allestito in perfetto stile da muscle car. Certo personalmente rimango più affezionato alla El Camino, ma, obiettivamente, sono due macchine che non si possono confrontare.

(ovviamente dopo tutti questi post che ho scritto, non mi devi chiedere cosa sia una El Camino......)

Ma veniamo alla versione della HW.





Proporzioni corrette e livello dei dettagli abbastanza buono. Il colore della carrozzeria è rosso: e vorrei vedere visto che si chama Red Express. Apprezzabile la scritta d'ordinanza sugli sportelli: dona molto, dona... Cerchioni standard senza infamia e senza lode. 

Buona l'idea dei marmittoni verticali così tanto attraenti, nel veicolo vero ovvio, per i bambini: già vedo le tenere manine carbonizzate al più timido sfioramento delle marmitte. Certo che nel modello in questione le potevano cromare: li vogliamo tirare fuori 'sti due centesimi per queste rifiniture?

Nel complesso un esemplare dignitoso: direi che un pick up Dodge è indispensabile allegarlo ad una collezione di Hot Wheels che si rispetti.

Evitare di giocarci perchè se si rovina è un peccato...


martedì 11 dicembre 2012

Chevrolet Chevelle 1964

Caro Andreo,

la Chevy Chevelle è un'auto mitica, forse la Chevy più famosa che ci sia. Qui oggi abbiamo sotto il naso l'edizione del 1964 ovvero la prima serie della Chevelle. Certo a guardarla così è una macchina con uno stile classico di quegli anni: tuttavia, anche per il fatto che ne esisteva una marea di varianti, fu un successo immediato. C'erano quelle con motoretti fiacchi-fiacchi (5.4cc) per la famiglia e quelle con motori spaventosi da vera muscle car (7.0cc). C'era la versione 4 porte (che non voleva nessuno) e quella a 2 (fichissima) ed anche la station wagon e la  convertible

Un'auto eccezionale. Semplicemente eccezionale.

Ovviamente la HW ne ha realizzato delle repliche in tutte le salse. Vediamo pertanto questa Chevy Chevelle del 1964 by HW.





Proporzioni corrette e livello dei dettagli accettabile nel complesso. Cerchioni standard con ruote posteriori maggiorate che le alzano il didietro. Il colore della carrozzeria è buono (grigio metallizzato con fasciature laterali) e ben si adatta a questa vettura. Niente pecionate o scritte. Ottimo. Motore sporgente dal cofano: look da muscle car. Può andare...

Vetri trasparenti ed interni argentati: 'somma...

Nel complesso un bel modello: non c'è che dire. Anche se a guardarlo così è un pochino anonimo, resta però degno di essere immediatamente collezionato. La Chevelle, in tutte le sue declinazioni, non può di certo mancare nella tua collezione...


martedì 4 dicembre 2012

Plymouth Road Runner 1971

Caro Andreo,

rieccoci qui a dissertare su una Plymouth! E' inutile che ti ripeta forse per la miliardesima volta che le Plymouth sono, tra le auto americane, quelle che preferisco. Mi sono sempre piaciute, più delle Buick e delle Cadillac. 

Ed eccoci qui a parlare della Road Runner, una muscle car leggendaria. nella versione del 1971. Si tratta della seconda serie della Road Runner: la prima andava dal 1968 al 1970 è fu un grandissimo successo. La seconda serie, quella che stiamo esaminando ora, di fatto riprendeva le linee dela GTX, che sparì dal lisitno, ma con motori più fiacchetti cosa che non piacque al pubblico. La Road Runner, dopo i grandi successi di vendita iniziali nella fine degli anni '60, cominciò a perdere colpi: la terza serie (1976-1980) fu l'ultima e la Road Runner sparì per sempre.

Pur non essendo il massimo della libidine, la Road Runner del 1971 presenta comunque il suo fascino: ha una linea molto interessante e, non so perchè, mi ricorda vaghissimamente la Ford Capri. Mah! Forse l'Alzheimer che avanza mi sta creando dei problemi... Comunque per me la Road Runner rimane un'auto semplicemente fantastica.

Vediamo la riproduzione della HW.






Le proporzioni complessive del modello sono sostanzialmente corrette, nonostante i ruotoni maggiorati posteriori che avrebbero potuto squadernare il tutto. Invece no: sembra tutto occappa. I livello dei dettagli non è da urlo, ma è passabile nel complesso. Peccato la colata di vernice sul muso.

Il colore della carrozzeria è un violetto che avrebbe potuto far accapponare la pelle: invece no. Mi tocca riconoscere che tutto sommato non ci sta proprio malissimo. Anzi, non è niente male davvero. Il tutto è accoppiato a fascioni neri e decorazioni che sono accettabili, via!

Interni argento inimmaginabili con vetri trasparenti. Vabbè.Cerchioni d'ordinanza. Vabbè anche questo.

Nel complesso il modello in esame si becca una sufficienza bella e buona, forse anche qualcosina di più visto che si tratta di una Road Runner.

Per questo ti invito caldamente a darti da fare per acquistare l'esemplare in oggetto e di conservarlo con la massima cura che una Plymouth richiede.

E ora. pubblicità dell'epoca

martedì 27 novembre 2012

Chevrolet (Opala) SS 1969

Caro Andreo,

santo cielo quanto si impara a collezionare automobiline!!! Pensa un po' che grazie alle HW ho scoperto l'esistenza della Chevy Opala di cui, francamente, ignoravo totalmente l'esistenza. Come ho fatto a vivere finora con questa lacuna?!?

Ma cominciamo dall'inizio (un bel loop cerebro-lessicale, non c'è che dire...)

Tempo fa, scoficchiando fra i vari mucchi di HW ho trovato un modello denominato Chevrolet SS e stop. A guardarlo così questo esemplare sembrava una versione scrausa ed economicissima della Chevelle. Ma perchè non c'era scritto che era una Chevelle? Perchè usare una denominazione così generica, Chevrolet SS?

Comunque siccome mi sembrava un pezzo collezionabile, l'ho accattato ed ho cominciato ad indagare per capire quale potesse essere la magagna. E che ti salta fuori?

Il modello in questione non è una Chevelle, ma una Chevrolet Opala del 1969. Opala? Mai sentita nominare! Vengo pertanto a scoprire che l'Opala è una Chevrolet costruita in Brasile dal 1969 al 1992. In sostanza si trattava di un'Opel Rekord (e chi non ricorda le mitiche Rekord?) su cui venne istallato il motore della Impala. Unendo Opel ed Impala venne fuori questo nome orrendo di Opala. Le differenze con la Rekord europea sono evidenti: fari tondi invece che rettangolari ed un bel 3800cc invece del sonnacchiosissimo 1700cc della Rekord. 

Svelato il mistero. Certo che però ce lo potevano scrivere su che era un'Opala... Mi sarei risparmiato tutta 'sta lagna...

Comunque, hai capito che roba? E adesso vediamo questa benedetta Opala della HW.





Dunque esaminandola bene, si può dire che non somiglia troppo all'originale. Sarà a causa dei grossi cerchioni, ma continua a sembrare più una Chevelle fatta in economia o una Nova che un'Opala. Avendo scorrazzato da raggazzino più volte sulle Rekord devo dire che qualche lacuna nella realizzazione di questo esemplare c'è.

Comunque il livello dei dettagli è accettabile mentre le proporzioni secondo me non sono il punto di forza del modello: troppo tozza, poco slanciata e corta. Il colore della carrozzeria è un verdagnolo smorto che però fa molto vintage: i fascioni neri ci possono anche stare. Vetri trasparenti e selleria nera: nella norma. 

In conclusione si potrebbe dire che si tratta di un esemplare un tantino smorto, ma essendo la riproduzione di un veicolo brasiliano di derivazione Opel Rekord non si può pretendere di aver un mostro di rabbia e furore. In fondo l'Opala originale doveva essere così: un discreto cassettone senza pretese, affidabile robusto e non destinato a farsi notare più di tanto.

Essendo un esemplare tutto sommato esotico, direi che vale la pena di collezionarlo anche perchè si trova in circolazione pouttosto facilmente. Quindi all'opera (non in senso lirico ovvio...)



Un piccolo omaggio alla Rekord...


martedì 20 novembre 2012

Ford Torino 1970

Caro Andreo,

la Ford Torino è un classico in particolare la versione del 1970 che andiamo a descrivere adesso. La Ford Torino aveva rimpiazzato la mitica Fairlane nel 1968: quindi all'epoca questa auto era considerata una "media". Pensa tu!

La versione del 1970 di fatto rappresenta il trampolino di preparazione al lancio della Gran Torino che avvenne nel 1972.

Veniamo ora all'esemplare della HW.






Innanzitutto mi permetto di precisare che questo modello dovrebbe essere una Ford Torino GT fastback: questo per essere precisi.

Premetto subito che non sono un amante degli addobbi eccessivi su questi modelli: tuttavia devo riconoscere che la Torino del '70 si presta piuttosto bene a queste elaborazioni della HW. In effetti il risultato finale non è male dato che sembra un'auto pronta per una gara Nascar.

Quindi il look generale non è malvagio: il colore blu con scritte, numeri e fascioni è passabile. I dettagli non sono di altissimo livello e le proporzioni sarebbero in teoria corrette. I grossi cerchioni infatti rendono un po' goffo questo esemplare, goffaggine causata anche dallo schiacciamento generale del modello. I cerchi però sarebbero piuttosto ganzi perchè sono neri con cerchiatura rossa.

Vetri trasparenti ed interni bianchi: ci si può stare via!

Nel complesso un modello gradevole e apprezzabile per la sua presentazione Nascar. Inadatto per la tua pista con gamberetti perchè è un modello bassissimo, strascica il fondo e nun se move.... (questo dovrebbe preservarlo da tuoi più o meno volontari atti vandalici).

Se ti dai da fare e spegni il gameboy capace che in giro riesci a trovare questo modello...


lunedì 12 novembre 2012

Fast Gassin

Caro Andreo,

lo avrò scritto qualche miliardo di volte che quando si collezionano modelli della HW, così come quando si colleziona qualsiasi altra cosa, ciascuno individua dei critieri anche perchè non si può accattare tutto quello che capita. Per quanto mi riguarda, ho posto come criterio base per collezionare questi "bolidi" il fatto di essere riproduzioni generalmente di auto americane nel trentennio 50-60-70. Effettivamente qualche volta sgarro un po' come nel caso di esemplari degli anni 80 o 90 o nel caso di riproduzioni di auto non americane: se lo faccio è perchè, visto che sono un terribile nostalgico, magari questi modelli sono legati a ricordi o aneddoti particolari.

Vi è poi la casistica complessa e variegata delle "machinestrane". In questo calderone ci finiscono di solito modelli dal nome e dalle fattezze bizzarre che, se uno ci perde un po' di tempo, in realtà nascondono modelli classici o esemplari del tipo "amarcord"...

Dopo tutta questa premessa ti chiederai: perchè ho preso il modello in questione denominato "Fast Gassin"? Bella domanda! Me la sono posta anche io. Francamente non lo so. Ancor oggi mi chiedo perchè ho preso questo esemplare: forse, quando l'ho visto, mi ha ricordato i camion americani degli anni '50. Ma qui si entra nella dimensione del "delirio", che nulla ha a che vedere con il collezionismo.

Chissà che mi è preso...

Comunque vediamo 'sto benedetto modello.








Si tratta della riproduzione "caricatissima" di un'autobotte a tre assi. Il design complessivo richiama molto un veicolo degli anni '50 o dei primi '60. I colori sono molto accesi (giallo, rosso, nero) con cromature sparse qua e là. Il livello dei particolari non è eccelso e le proporzioni diciamo che ci sono...

I cristalli sono totalmente gialli, quindi aggiungono un tocco di fittizio a qualcosa di già molto intinto nel fittizio...

Comunque il Fast Gassin rientra a pieno titolo e con tutte le scarpe nel macabro novero delle "machinestrane".

A guardarlo così sembrerebbe un blocco massiccio e pesante. E invece no!! E' tutto di plastica, ma proprio tutto di plastica. Quindi non solo è leggerissimo, ma è pure delicatissimo perchè, oltre a essere di plastica, è anche vuoto.

Caro Andreo; che ti dico? Ti piace un modello del genere? E' un tantino vintage anche se altrettanto kitsch: però più di tanto non disturba. Se ti piacesse prendilo in considerazione anche perchè è ancora in circolazione. Però occhio perchè, come ti ho già scritto, è proprio molto delicato....

Di certo non è il massimo, ma nella vita c'è di certo di molto peggio: una colica renale per esempio...


lunedì 5 novembre 2012

Studebacker Champ 1963

Caro Andreo,

non capita spesso di recensire esemplari di un marchio storico e prestigioso come Studebacker. Gira che ti rigira siamo abbastanza pieni di Chevy e di Ford: per cui quando mi arriva sotto le mani una Stude, beh, devo dire che la soddisfazione non manca.

Dopo questo proemio degno di un buon psicanalista, vediamo di arrivare al dunque. Oggi ti sottopongo la riproduzione dello Studebacker Champ nell'edizione del 1963. Si tratta di un pick up costruito dal 1960 al 1964, dall'aspetto piuttosto solido e spartano. Niente fronzoli, niente orpelli. Tutta sostanza come ci si aspetta da un veicolo di fabbricazione USA. 

Da un punto di vista estetico si evince abbastanza chiaramente il frontale tipico delle Studebacker dell'epoca (ricorda un bel po' la Lark): si distingue chiaramente da tutti gli altri veicoli. Certo, le Stude sembrano le macchine dei fumetti, magari più adatte a circolare a Paperopoli o Topolinia piuttosto che Los Angeles, ma questo ti fa pensare come questo marchio possedesse un suo non-so-che di originalità (pensa solo all'Avanti, non so se mi spiego).

Ed ora sveliamo l'esemplare ricreato apposta per noi dalla HW.







Il modello in esame presenta delle proporzioni corrette ed un livello dei dettagli decisamente buono. Basta pensare al frontale con il radiatore ben evidenziato e riprodotto con la griglia, i cerchioni con tanto di scrittone "GoodYear", i fari con le mascherine laterali, i fari posteriori rossi e non amalgamati con il colore della carrozzeria. 

Il giallo della livrea è indovinato; idem per gli interni in finta-plastichina-pelle neri, telone posteriore nero, e vetreria trasparente. 

Il risultato è un bell'esemplare arrabbiato quanto basta, con buone declinazioni da muscle-pick-up: senza strafare, senza pecionate, senza burinate. Magari avere esemplari sempre a questo livello! Insomma è impossibile danneggiare o coattizzare una Studebacker: sarebbe un peccato mortale.

Un modello che DEVE essere da te collezionato perchè è una Stude e perchè è di livello niente male. Quindi alzati e cammina Lazzaro!

Escludo tassativamente di catafiondare un modello simile sulla tua pista al nero di seppia. Pena, l'amputazione delle mani e dei piedi. 



lunedì 29 ottobre 2012

Chevrolet Impala 1961

Caro Andreo,

secondo me la Chevy Impala è stata, in tutte le sue versioni, una delle macchine più belle mai realizzate, per lo meno con riferimento a quelle costruite negli anni '50 e '60. Insieme alla Bel Air, l'Impala è una vera icona dello stile americano di quell'epoca, forse anche più delle Cadillac. 

Se guardi in giro le macchinielle che girano oggi, tutte anonime e bruttissime, ti vengono le lacrime agli occhi pensando a tutto quello che è andato perduto in stile e gusto. Certo, magari tecnicamente queste auto non erano il massimo della qualità ed erano magari pure pericolosette. Però mentre noi qui in Italia giravamo con le Milleeeeeccccento o le Seicento, queste auto disponevano di un sacco di gadget e funzionalità oggi comunemente utilizzate.

Che macchine: acciderba, che macchine.

Il caso in questione oggi è costituito dalla Chevrolet Impala del 1961, un'auto che si spiega da sola. Punto e basta. Vediamo allora la riproduzione HW.







Vabbè, vabbè! Le foto fanno schifo e non rendono l'idea. Comunque tu fai uno sforzo di immaginazione e vienimi incontro. 

Dunque. La proporzioni sono buone e discreto è il livello dei dettagli. Il colore della carrozzeria (rosso con fascioni neri e sottoveste bianca con altrettante rifiniture bianche) non è la fine del mondo, ma ci si può stare visto che si è cercato di dare a questo modello un'aria da muscle car. I cerchi sono quelli ormai d'ordinanza su gran parte di esemplari, ma non mi piacciono particolarmente: si poteva fare un po' di meglio, via!

Ci sono i deflettori così non voli via nelle mezze stagioni: gli interni sono neri e la vetreria trasparente. Buono tutto sommato. Nota di curiosità: sul pianale posteriore si notano gli altoparlanti dello stereo. Possono far comodo nei lunghi viaggi...

Nel complesso un esemplare discreto realizzato con una cura dignitosa. Esemplare da collezionare senza indugio visto che si tratta di un'Impala del '61 (occhio alla solita scemissima battuta: "Guarda e Impala!").

Di giocarci non se ne parla proprio. Si colleziona e basta....


Vintage Chevrolet Impala TV Commercial 1961 di ROD68

Dov'è finito questo mondo???

1961 Chevrolet Car Commercial with Dinah Shore di karisma999

martedì 23 ottobre 2012

Ford Mustang Mach I 1971

Caro Andreo,

rieccomi finalmente qui a scribacchiare blabla dopo un lungo periodo di blocco forzato. Sai com'è, non ho più 20 anni (anche se questo tipo di collezionismo potrebbe far pensare ad un'età anche inferiore ai 20) e quindi ogni tanto la mia salute zoppica vistosamente come Enrico Toti dopo il lancio della famosa stampella...

Veniamo al dunque. Oggi ho preparato per te questa riproduzione di un modello di auto molto classico e molto apprezzato dai collezionisti di auto "vere" (mica di giochini...). Si tratta della Ford Mustang Mach I del 1971. E' difficile aggiungere qualcosa a quanto già è stato detto di questa bellisima auto: l'unica cosa che posso dirti è che si tratta della versione "arrabbiata" e corsaiola della Mustang. In particolare la versione del 1971 che andiamo a presentare rappresenta la seconda serie della Mach 1: una gran macchina non c'è che dire...

Nota di folclore. La Mustang Mach I del 1971 è stata anche protagonista del film di James Bond "Agente 007- Una Cascata di Diamanti" (titolo originale "Diamonds are Forever"): che vuoi di più dalla vita?

Vediamo ora la versione realizzata dalla Hot Wheels.





Diciamo subito che le proporzioni sono abbastanza corrette anche se il grosso cerchione posteriore crea qualche alterazione all'assetto generale. Il livello dei dettagli non è da urlo, ma nel complesso è buono: ci sono le luci d'ingombro, ma il muso nero perde un bel po' di grinta. Stessa sorte per la parte posteriore: un po' moscietta con tutto quel nero indefinito.

Vabbè.

Il colore verde con cofano e fascioni neri secondo me non è la "morte sua": forse ci voleva qualcosa di più sportivo da muscle car. Comunque buttiamo giù pure questo.

Gli interni sono neri e appaiono azzeccati. I cerchioni sportiveggianti a 5 razze sono abbastanza indovinati. C'è lo spoiler posteriore: e vorrei vedere che non c'era...

Che dire? Nel complesso è un buon esemplare anche se, in considerazione della gajardaggine del modello originario, forse si poteva fare qualcosina di più e spendere qualche frazione di centesimo per dare una piccola ripassatina ai dettagli.

Comunque ti consiglio di collezionare questo modello anche perchè si trova molto facilmente in giro. Per cui molla tutto e corri a frugare qua e là.

Guarda un po' quanto è bella questa Mustang guidata da Sean Connery


mercoledì 1 agosto 2012

Plymouth GTX 1967

Caro Andreo,

non ti nascondo che è sempre con un certo piacere che dedico un po' di tempo e chiacchiere a commentare le auto prodotte a suo tempo dalla Plymouth. Si tratta di un marchio storico dell'industria automobilistica americana che ha prodotto robetta niente male come la Barracuda o la Road Runner (già commentate qui).

Contemporaneamente, quando penso alla Plymouth e alla fine che ha fatto mi viene un nodo alla gola (forse con un tir di caramelle passerebbe pure, ma...): mi sale una nostalgia terrificante... Per me la Plymouth è l'immagine dei favolosi anni '60 su quattro ruote. Non ci posso fare niente. Per me è così. Forse con una decina di anni di analisi potrei superare questo problema, ma per ora rimango così come sono. Pazienza.

Santo Cielo, quanto ho divagato! Parliamo di questa bellissima Plymouth GTX del 1967. Si tratta della primissima serie della GTX (che abbiamo già incontrato): una gran bella muscle car, non c'è che dire. La GTX nasce come sportivizzazione della Plymouth Belvedere: con una griglia aggressiva sul muso, un motore più potente e un po' di freschette qua e là venne fuori prima la Belvedere GTX e, subito dopo, la semplice GTX. Ma, mi chiedo: quanto ti importa di tutto ciò?

Passiamo allora senza indugi all'esemplare partorito dalla HW.





Innanzitutto devo dire che le foto mi sono venute particolarmente male. Evidentemente è l'Alzehimer che avanza inesorabile a passi da gigante. Quindi vedi di fare un piccolo sforzo interpretativo per decrittare qualcosa dalla nebbia generale.

Le proporzioni del modello sono azzeccate ed il livello dei dettagli è discreto. La scelta dei cerchioni (semi-standard a 5 razze e di eguali dimensioni) favoriscono la stabilità complessiva dell'impatto visivo del veicolo in questione (sembra una citazione della Divina Commedia...)

Anche se il color melanzana non rientra nel novero dei miei colori preferiti, devo dire che nel complesso ci si può anche stare. Cristalli azzurrini ed interni di uno strano colore bianco latte-guasto che però hanno un lieve sentore di retrò. Sembra che forse all'interno ci abbia vomitato una squadra di rugby... Comunque, passabile anche questo. Accettabili i fascioni e le decorazioni sul cofano. OK anche le diciture sulle fiancate.

Insomma, nel complesso direi che si tratta di un esemplare di discreta fattura. Visto che si trova molto facilmente e che è la riproduzione di un'auto leggendaria, ti consiglio di spegnere il computer ed andare ad acquistare il modello. Che fai? Sei ancora lì?

martedì 10 luglio 2012

Chevrolet COPO Camaro 1968

Caro Andreo,

una delle implicazioni più interessanti del fatto di collezionare oggetti apparentemente risibili come quelli oggetto di questo psicolabile blog, è che in un modo o nell'altro si riesce ad imparare qualcosa. E' il caso del modello in esame in questo posto: la Chevy COPO Camaro del 1968. Ovviamente ormai, dopo decine di milioni di post che ho scritto in questa sede, la Camaro ti dovrebbe essere abbastanza familiare. Diciamo che un'auto leggendaria. Stop. Ma che cosa è la COPO Camaro?

Ebbene la sigla COPO significa "Central Office Production Order". Conosci l'inglese? Beh, per farla breve i modelli che uscivano dalla fabbrica con il marchio COPO erano quelli fatti in pratica su "ordinazione". Insomma le COPO Camaro (che venne lanciata nel 1968 e ribadita nel 1969) erano automobili fatte su richiesta dotate di equipaggiamenti speciali. Non sempre si trattava di modelli super-sportivi-pompatissimi. Magari avevano le sospensioni di un certo tipo, un tachimetro qua e là, qualche forma di personalizzazione, ecc... Comunque costavano un sacco, molto di più dei modelli di serie. Ciò non toglie che nella versione COPO venissero realizzate delle Super-Camaro con prestazioni stellari: di queste auto in giro ce ne erano pochine ed oggi ce ne sono rimaste anche meno.

Dopo questo sbrodolamento verbale, passiamo all'autopsia dell'esemplare realizzato dalla HW.






Tanto per essere un pochino polemici potrei subito dire che se questo sia o meno una versione COPO della Camaro non è cosa facile a stabilirsi. Poichè non è possibile verificare il motore (ma dimmi tu...) l'unica cosa che mi fa capire che è la versione COPO è la scritta riportata sotto questo modello. Per il resto sembrerebbe una versione molto sportiva di una Camaro del 1968. Ragion per cui, prendiamo tutto per buono: del resto non abbiamo altra scelta. 

Le proporzioni del modello sono buone così come il livello generale dei dettagli. Indovinato il colore della carrozzeria: visto che è un'auto sportiva il colore deve essere tale. Allo stesso modo non disturbano più di tanto i vari striscioni bianchi presenti per evidenziare le forme del modello. Cerchi d'ordinanza, interni in plastichin-finta perlle nera, cristalli incolori. Vabbè!

C'è qualche strofinatura sulla carrozzeria, ma non è colpa mia. Era proprio così. Forse è una caratteristica delle COPO, ma non credo proprio...

Si trova in giro piuttosto facilmente ed essendo una versione COPO la devi collezionare. Superfluo dire che la verniciatura è delicatissima. Quindi acquista e stipa.